Matanzas

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La città di Matanzas, che conta 163.631 abitanti su una superficie di 317 chilometri quadrati, sorge sulla costa settentrionale di Cuba, incastonata lungo la profonda insenatura della Baia di Matanzas. Si trova esattamente a 102 chilometri a est dell'Avana e a 32 chilometri a ovest della rinomata località turistica di Varadero. Una rete di tre fiumi – Yumurí, San Juan e Canímar – attraversa il suo tessuto urbano, attraversato da diciassette ponti che hanno fatto guadagnare al comune il soprannome di "Città dei Ponti" (Ciudad de los Puentes). Qui i ritmi del folklore afro-cubano e gli echi delle fortune dello zucchero del XIX secolo coesistono sotto un cielo subtropicale. Questo nesso di geografia e storia costituisce l'essenza dell'identità di Matanzas.

Alla sua fondazione, il 12 ottobre 1693, l'insediamento portava il nome di San Carlos y San Severino de Matanzas, frutto di una cédula reale emanata il 25 settembre 1690 che imponeva l'insediamento di trenta famiglie canarie nella baia e nel porto. Quei primi coloni si costruirono modeste case lungo le rive salate, le cui abitazioni in legno e le cui facciate color pastello cedettero col tempo a murature più resistenti, mentre l'insediamento si consolidava lentamente in una città. Una modesta griglia disposta lungo la costa favoriva il commercio di prodotti agricoli e di pesce trasportato da piccole imbarcazioni. Nel giro di pochi decenni, la posizione strategica del porto, protetta dai bracci concavi della baia, attirò un crescente traffico transatlantico di merci e idee. Verso la metà del XVIII secolo, Matanzas aveva iniziato ad assumere un carattere sia mercantile che culturale.

Lo zucchero emerse come principale motore di ricchezza della regione durante l'era coloniale, i cui cristalli scintillanti erano destinati ai mercati europei e alle sempre più affamate fabbriche inglesi. I piantatori fondarono vaste piantagioni nella fertile valle dello Yumurí e lungo la pianura costiera, sfruttando la manodopera dei prigionieri africani deportati attraverso l'Atlantico. Nel 1792, quasi 1.900 schiavi – circa il trenta percento della popolazione locale – si occupavano dei campi di canna da zucchero e delle bollitrici. Nel 1817 quel numero era salito a 10.773, rappresentando quasi la metà di tutti i residenti; Nel 1841 gli schiavi costituivano il 62,7% della popolazione di Matanzas, una cifra che sarebbe salita a 104.519 entro il 1859. Tale ricorso al lavoro forzato diede origine a molteplici insurrezioni e cospirazioni – la più tristemente nota delle quali fu la cospirazione di Escalera, smascherata alla fine del 1843 – fratture che rivelarono sia la crudeltà dell'economia delle piantagioni sia l'insaziabile desiderio di libertà di coloro che essa cercava di incatenare.

Sebbene la frusta e la piantagione abbiano plasmato gran parte della storia coloniale di Matanzas, la densità stessa della sua popolazione di origine africana ha permesso la sopravvivenza e il fiorire di tradizioni culturali distinte. A dispetto della dispersione forzata, i rituali yoruba persistevano sotto nuove forme, alimentando la santería e altre fedi sincretiche. Il ritmo risonante dei tamburi rumba e la cadenza solenne del danzón hanno assunto qui la loro forma moderna per la prima volta. Nel mercato o nella piazza cittadina, danzatori e musicisti tessevano ritmi complessi che esprimevano sradicamento e resilienza; la musica divenne una mappa uditiva della memoria ancestrale. Alla fine del XIX secolo, Matanzas si era guadagnata il soprannome di "La Atenas de Cuba", l'Atene di Cuba, un omaggio ai suoi poeti e circoli intellettuali i cui salotti rivaleggiavano con quelli dell'Avana.

Il profilo fisico di Matanzas contribuisce al suo carattere tanto quanto al suo tessuto sociale. La baia incide profondamente il fianco settentrionale dell'isola, avvolgendo la città su tre lati; il Rio Yumurí, che scorre da sud-est, divide in due una valle che si eleva fino alla collina conica chiamata Pan de Matanzas. Una dorsale costiera separa la valle dalle spiagge salate dell'Atlantico, mentre i fiumi San Juan e Canímar si uniscono alla baia rispettivamente a ovest e a est. Diciassette ponti attraversano questi corsi d'acqua, evocando paragoni con Venezia – un epiteto spesso attribuito a Matanzas – eppure le correnti e il caldo cubani conferiscono al paesaggio una vivacità tropicale ineguagliabile rispetto a qualsiasi altro luogo europeo.

Il comune si sviluppa in quattro quartieri principali: Versalles, Matanzas propriamente detta, Playa e Pueblo Nuevo, ognuno dei quali a sua volta suddiviso in barrios con nomi come Bachicha, Bailén, Bellamar, Colón e San Severino, tra gli altri. Questo mosaico di quartieri riflette la crescita stratificata della città: il nucleo coloniale, i quartieri dello zucchero del XIX secolo, le espansioni suburbane del XX secolo e le zone residenziali più recenti. A Versalles si trova la stazione separata della famosa ferrovia elettrica Hershey, un retaggio dell'impresa industriale di inizio XX secolo che un tempo trasportava lo zucchero dalle piantagioni all'Avana. La stazione ferroviaria principale, invece, collega Matanzas alla linea nazionale che si estende dall'Avana passando per Santiago de Cuba.

I viaggiatori in volo scendono all'aeroporto Juan Gualberto Gómez, situato a quindici chilometri a est della città, prima di salire su autobus o taxi per il breve tragitto verso ovest. All'interno dei confini urbani, gli autobus Viazul e Astro servono tratte regionali, mentre una rete di taxi e autobus locali si snoda attraverso i quartieri. Un tempo lungo queste strade rombavano i tram, introdotti nel 1916 come Ferrocarril Eléctrico de Matanzas e successivamente gestiti da enti municipali e privati ​​fino alla loro sostituzione con gli autobus a motore nel 1954. Le strade ora ruotano attorno alla Via Blanca, che porta i viaggiatori a ovest verso L'Avana e a est verso le sabbie di Varadero, dove molti visitatori intravedono per la prima volta la costa settentrionale di Cuba.

Con 520 abitanti per chilometro quadrato, Matanzas vanta una densità abitativa moderata che bilancia le comodità urbane con angoli di verde: piazze ombreggiate, viali fiancheggiati da palme e i campi aperti vicino alle foci dei fiumi. La popolazione cittadina, secondo il censimento del 2022, di 163.631 abitanti attesta una crescita modesta, un ritmo attenuato dai cambiamenti economici e dai flussi migratori in tutta l'isola. In questo contesto, le istituzioni culturali persistono: il Coliseo de Bellas Artes ospita concerti e mostre, mentre biblioteche e società accademiche mantengono viva la reputazione letteraria della città. Echi della passata ricchezza permangono nelle facciate neoclassiche e nei dettagli barocchi, le cui superfici in stucco usurate testimoniano secoli di sole e brezza marina.

Le stratificate narrazioni di Matanzas confluirono drammaticamente all'alba del XX secolo, quando la guerra ispano-americana divampò nella sua baia. Il 25 aprile 1898, poche ore dopo l'inizio delle ostilità, le navi militari americane bombardarono le fortificazioni e le installazioni portuali della città, segnando il primo intervento del conflitto sul suolo cubano. Colonne di fumo si levarono sopra le batterie a bassa quota mentre i proiettili esplodevano contro i bastioni in muratura, inaugurando uno scontro breve ma decisivo che preannunciava il ritiro della Spagna dall'emisfero. Nei mesi successivi, l'esito della guerra alterò irreversibilmente la traiettoria politica di Cuba; eppure a Matanzas il ricordo di quel bombardamento permane come parte di un più ampio quadro di resistenza e trasformazione coloniale.

Nel corso del XX secolo, ondate di modernizzazione e rivoluzione rimodellarono la vita dei Matanceros. La ferrovia Hershey, che prendeva il nome dal magnate americano del cioccolato Milton S. Hershey, che investì negli interessi dello zucchero cubano, continuò a gestire la sua linea elettrica a binario unico fino agli ultimi decenni, a simboleggiare sia l'influenza straniera che la resistenza locale. Antenne televisive spuntarono sui tetti coloniali, le stazioni radio trasmettevano notiziari e boleri, e le istituzioni educative ampliarono le opportunità per le nuove generazioni. I poeti continuarono a descrivere la pallida alba della città sulla baia; i ballerini perfezionarono i passi del danzón che avevano deliziato il pubblico aristocratico fin dagli anni Settanta dell'Ottocento.

Eppure l'anima di Matanzas rimane profondamente legata alla sua eredità afro-cubana. Nelle casas de rumba scarsamente illuminate e nelle piazze aperte, suonatori di tamburo e cantanti si riuniscono per cerimonie che fondono la dizione lucumita (la lingua liturgica della Santería) con versi spagnoli. Le offerte di frutta e candele a divinità come Ochún o Changó evocano antiche stirpi, mentre i canti rituali preservano le genealogie della famiglia e della fede. Questa tradizione viva è inscindibile dal senso di identità della città; risuona in ogni piazza, in ogni canale attraversato da ponti, a testimonianza di una resistenza che ha superato le espropriazioni forzate e i confini delle piantagioni.

La città rivendica anche la paternità della Danza e della Rumba, le musiche che hanno plasmato l'identità culturale cubana. La Danza, con i suoi raffinati contorni europei e la sincope africana, è emersa tra i salotti di Matanzas prima di migrare verso i grandi saloon dell'Avana. La Rumba, al contrario, incarnava la vitalità sfrenata delle riunioni di strada e delle feste rurali, gettando le basi per la salsa e altre moderne espressioni afro-cubane. Decenni dopo, nella vicina Avana, Dámaso Pérez Prado, originario di Matanzas, avrebbe inaugurato la mania del mambo, e i suoi arrangiamenti per big band si sarebbero diffusi sulle piste da ballo di Città del Messico, New York e oltre.

Chi visita Matanzas oggi scopre una città che invita alla contemplazione e all'immersione. Alcuni arrivano dalle spiagge di Varadero, curiosi di intravedere un'autentica città cubana oltre i cancelli del resort. Altri sono attratti dalla prospettiva delle cerimonie di Santería o dei pomeriggi di rumba nel Barrio Simpson. Altri ancora si dedicano alla fotografia architettonica, alla ricerca della curva di un balcone in ferro battuto o dei colori pastello scrostati di una villa coloniale. Altri ancora attraversano i diciassette ponti all'alba, osservando i pescatori che lanciano le lenze nei silenziosi vortici del fiume incorniciati dalle mangrovie. In ogni occasione la città ricambia, offrendo ricordi di luce subtropicale, del pulsare dei tamburi conga e del dolce fruscio delle correnti fluviali contro la pietra consumata dal tempo.

Il fascino di Matanzas non è legato solo ai suoi teatri neoclassici, alle sue ferrovie storiche o ai suoi ponti, opportunamente soprannominati "la Venezia di Cuba", ma perché incarna una confluenza di continenti, culture ed epoche. Dalle prime famiglie delle Canarie agli schiavi africani, dai baroni dello zucchero coloniali ai poeti rivoluzionari, dalle palle di cannone spagnole ai musicisti contemporanei, la narrazione della città è fatta di flusso e fedeltà. Qui il presente è inscindibile dal passato, eppure non ne è sommerso; ogni alba sulla baia di Matanzas testimonia secoli di commercio, creatività e coraggio, in attesa di coloro che desiderano ascoltare il suo intricato inno.

Peso cubano (CUP)

Valuta

1693

Fondato

+53

Codice di chiamata

151,555

Popolazione

317 km2 (122 miglia quadrate)

Zona

spagnolo

Lingua ufficiale

424 m (1.391 piedi)

Elevazione

Ora standard di Cuba (UTC-5)

Fuso orario

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